La sedia vuota : dal sintomo al dialogo, verso il cambiamento
La tecnica della sedia vuota in Psicoterapia della Gestalt
La sedia vuota è la tecnica più conosciuta della psicoterapia della Gestalt. Più che una tecnica è un modo di vedere la realtà e l’incontro con l’altro. Ogni volta che un paziente entra nello studio trova tre sedie, una è la mia, l’altra è e del paziente e la domanda spesso è : ” a cosa serve la terza sedia?” Tenterò in questo approfondimento di dare una risposta comprensibile per i non addetti ai lavori. Tutto quello di cui si parla in terapia riguarda le relazioni , relazione tra parti interne e relazioni con gli altri (comunque sono parti di noi). La sedia vuota permette uno spazio dove poter immaginare e visualizzare parti di noi o persone significative.
Dal sintomo al dialogo
Per poter capire meglio dovete immaginare la nostra personalità come un condominio di istanze, dentro di noi convivono molti aspetti che spesso entrano in conflitto e creano un blocco. Facciamo un esempio banale, ma chiaro: una parte di me desidera lasciare il lavoro che non le piace e cercare altro, un’altra parte di me ha paura di rimanere senza lavoro e chissà di quante altre cose. Che cosa succede dentro la persona? S’ instaura una sorta di braccio di ferro tra un polo e l’altro (in Gestalt le chiamiamo proprio polarità). Nella migliore delle ipotesi non succede nulla, c’è un blocco, un arresto nella crescita. Nella peggiore delle ipotesi emergono i sintomi: ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi del sonno, disturbi psicosomatici…. I sintomi del malessere psicologico sono un campanello d’allarme , il nostro organismo è saggio e ci tutela mostrandoci che qualcosa non va e che è l’ora di fare i conti i con noi stessi. Abbiamo la tendenza a ignorare i segnali fino a che questi non diventano troppo ingombranti. A quel punto abbiamo due strade, silenziare i sintomi oppure occuparci di noi stessi. Lo psicoterapeuta della Gestalt propone una lettura del conflitto interno che non rappresenta una rigida interpretazione, ma una prospettiva possibile. Un prospettiva diversa può aiutare la persona a rileggere se stessa, può fornire un orizzonte di senso , può arricchire l’altro oppure può essere ignorata . Questo non disturba lo psicoterapeuta della Gestalt che non ritiene di possedere una verità, ma che si mette alla pari e dentro alla relazione d ‘aiuto come persona che sente , pensa e immagina e lavora con l’altro attraverso se stesso.
Dal dialogo al compromesso , verso il cambiamento
Lavorare con la sedia vuota per certi versi è fare teatro, rappresentare parti di noi in relazione e costruire un dialogo. Il dialogo che si crea ha origine da due posizioni in contrasto e porta allo scambio . Si passa dalla logica della guerra, dove se perde una parte di noi è la persona che perde, alla logica del commercio. Vedere , sentire, mettersi nei panni dell’altro in modo da esprimere a carte scoperte le emozioni che stanno in una certa posizione, dichiarare il bisogno di entrambe le parti, guardarsi in faccia, considerare la persona nella sua complessità. A questo punto con l’aiuto del terapeuta si può trovare un compromesso. Nel caso dell’esempio di prima, potrebbe essere che lasciare il lavoro evochi la paura di “ morire di fame” e che la parte spaventata abbia bisogno di rassicurazioni e di un impegno da parte di quella che desidera cambiare lavoro. Può darsi che gli permetta di lasciare il lavoro solo dopo che ne avrà trovato un altro e che abbia bisogno di essere compresa nel suo sentirsi spaventata , voglia essere vista etc. Le possibilità sono tante: è come costruire una storia , i punti di svolta sono infiniti.
Mi appoggio ad una base solida che è quella della Psicoterapia della Gestalt e di tutti i maestri che ce l’hanno trasmessa e sulla mia personale esperienza sia di paziente che di psicoterapeuta per dire che attraverso il compromesso , si guadagna in benessere e qualità della vita.