20 Gennaio 2020

La strada verso il cambiamento è lastricata di buone intenzioni

Un detto della saggezza popolare dice  la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.  Ritrovo questo detto nel testo “La terapia della Gestalt parola per parola” di Perls ( Psicoterapeuta fondatore della Psicoterapia della Gestalt), dove continua argomentando:

“..ogni intenzione che abbia per fine il cambiamento dà il risultato contrario. Lo sapete tutti. Le risoluzioni dell’ultimo dell’anno, la disperazione di quando si cerca di essere diversi, i tentativi di controllarsi. In ognuno di questi casi il risultato è sempre zero, oppure, come in certi casi, la persona apparentemente riesce a ottenere quel che si era prefissa, finchè non le viene un esaurimento nervoso.”

Che senso ha scrivere liste di buoni propositi a fine anno, se anno dopo anno ci rendiamo conto di quanto questo sia inutile già il 2 gennaio? Quando vogliamo cambiare qualcosa di noi, introdurre nuove abitudini, condurre una vita più sana spesso ci riferiamo ad un’ immagine idealizzata di noi stessi. Ci sono tendenze perfezionistiche nella maggior parte di noi, per cui invece che realizzare noi stessi, ambiamo a realizzare un’immagine perfetta di noi. Quanto più vogliamo cambiare , quanto più ci scontriamo con le nostre fragilità calpestandole in virtù di un idea , di un imperativo interiore.

Perls nello stesso testo continua: “ non possiamo indurre deliberatamente il cambiamento, né in noi stessi nè negli altri.. sono molti quelli che dedicano la propria esistenza  a realizzare una  loro concezione di come dovrebbero essere, invece di realizzare se stessi. Questa differenza tra realizzazione di sè e realizzazione della propria immagine di sé è molto importante.”

Ogni passo di trasformazione avviene a partire dall’accettazione di quello che c’è e quindi dal contatto con la situazione attuale. Per fare un esempio, l’organismo sa perfettamente quello di cui ha bisogno , quando ne ha bisogno e in quale quantità, che si parli di cibo, relazioni ,cultura, divertimento, chi più ne ha più ne metta.  In questo senso in gestalt si parla di fiducia nella saggezza organismica. Perls aggiunge “ Meno fiducia abbiamo in noi stessi, meno siamo in contatto con noi stessi e con il mondo e più vogliamo controllare” “ Ogni  tipo di controllo esterno , anche il controllo esterno interiorizzato del tu dovresti interferisce con il funzionamento sano dell’organismo. A controllare dovrebbe essere una sola cosa : la situazione.”

Perls propone l’esempio di guidare una macchina, per cui non si guida una macchina seguendo un programma del tipo voglio andare a 100 all’ora. Si guida ad una velocità diversa a seconda della situazione: se è notte, se c’è traffico, se sono stanco.

Tutti noi abbiamo un giudice interiore, un persecutore interno che tendenzialmente ci porta ad autotorturarci, ad imporci “ tu devi, dovresti, sarebbe meglio che” tutto questo spesso si nasconde dietro le migliori intenzioni di migliorarsi e cambiare in un senso positivo.  Dentro di noi va sempre in scena un atto melodrammatico, comico o tragico  a seconda della coloritura affettiva che vogliamo dargli tra persecutore e vittima, tra genitore interiore  e bambino interiore.  Per iniziare davvero a cambiare dobbiamo sforzarci di trovare la pace tra queste due polarità, o come spesso chiedo ai miei pazienti una tregua. La tregua non è affatto semplice , lo si vede quando i conflitti si fanno con le armi; i conflitti dell’anima sono altrettando violenti e producono altrettanti danni e miserie di quelli tra stati. La tregua parte da un compromesso, ti do questo in cambio di quello , si tratta di trovare un accordo tra ciò che vorremmo tanto essere e ciò che desideriamo tanto fare… tanto semplice a scriversi quanto complicato nella realtà delle cose.

Questa tregua è solo il primo passo verso il riconoscimento di un integrazione tra parti di noi, di un accetazione di quello che c’è, da qui il concetto di teoria paradossale del cambiamento in Psicoterapia della gestalt. Anche da altri approcci teorici arrivano idee affini, mi viene da pensare a Carl Rogers quando sostiene che l’accettazione è alla base del cambiamento. 

Il cambiamento parte da qui, dal riconoscersi in quello che c’è, dal cedere da una posizione giudicante , verso una posizione che possa com-prendere il limite e il suo superamento.

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