Elisabetta e la sua dipendenza affettiva
Elisabetta è una giovane ragazza, che vive una relazione che possiamo definire di dipendenza affettiva. Ha lasciato l’università perchè non le piaceva e cerca di mantenersi facendo i lavori più disparati. Ha fatto di tutto, ma niente le piace davvero. Sta cercando qualcosa che la realizzi, ma la sua energia è completamente assorbita in una relazione “malata”. Vorrebbe emanciparsi economicamente e affettivamente dalla famiglia d’origine, cerca questa evoluzione nella coppia, prima che in se stessa. E’ fidanzata con un ragazzo geloso, possessivo, che la controlla e la offende verbalmente, idealizza certi aspetti della relazione e si è convinta che questo sia amore. Lei si occupa del fidanzato come primo lavoro , assolve per lui molteplici ruoli, fa la moglie, l’amante, la colf, si sottomette al suo modo di vedere la vita e la relazione, lo giustifica in ogni sua pretesa. Immagina che dietro ai suoi comportamenti ci sia un passato doloroso, dimenticandosi così di se stessa e del suo dolore. Quando si sente troppo stretta nella sua presa si vendica, si ribella, senza però mai andarsene definitivamente. Il tempo passa così tra un litigio esplosivo e l’altro, tra un “abbandono” e l’altro. Quando i sintomi sono diventati troppo invasivi (una feroce insonnia, sbalzi d’umore, attacchi d’ansia, autolesionismo), Elisabetta è arrivata nel mio studio.
Il lavoro che abbiamo fatto insieme a partire dalla relazione terapeutica , è stato quello di stabilire il proprio spazio, i propri confini, imparando prima a rispettare se stessa, a dire no. Ho accompagnato Elisabetta a sentire davvero l’effetto che certe umiliazioni avevavo nel suo corpo, sostenendola nell’ esprimere le emozioni che provava. Indossare la maschera di colei che aiuta, che salva l’altro, protegge dal vissuto di impotenza e dal vuoto d’ amore, è un tentativo di curarsi attraverso la relazione che è desitinato a fallire. La rinascita è stata lenta: acquisendo nuove consapevolezze è riuscita a lasciar andare la relazione “malata” e ad occuparsi di sè, ha cercato nuove amicizie, ha ricucito creativamente le sue ferite passate, ha ritrovato una passione da coltivare.
Piano piano si sta ricostruendo a partire da suoi desideri e non da quelli di un altro.