5 Ottobre 2018

Una storia di conflitti di coppia: ricominciare a guardarsi

Il contenuto di questa storia è liberamente ispirato alle storie che ascolto in terapia, nomi e riferimenti sono d' invenzione.

Michele e Antonella sono venuti da me perché i conflitti continui all’interno della coppia stavano  logorando il loro rapporto.  Quando una coppia arriva in terapia  in genere uno dei due ha motivato l’altro nel richiedere una consulenza. Spesso chi porta il partner in terapia ha il desiderio inespresso che io faccia qualcosa per cambiargli la persona che ha scelto. Uno dei primi interventi che faccio è volto a smontare letteralmente questa aspettativa.  Se si arriva in terapia , c’è qualcosa del rapporto che non funziona:  non dipende dalle caratteristiche di uno di due partner , ma da quelle di entrambi.

Ho iniziato a chiarire con loro gli aspetti del loro rapporto e le motivazioni del conflitto. E’ emersa una dinamica molto comune all’interno della coppia. Passata la fase della “ luna di miele” , la diversità dell’altro, che inizialmente ci aveva attratti, diventa  motivo di scontro continuo. Entrambi i partner della coppia vivono con il desiderio non dichiarato di “piegare” le caratteristiche dell’altro in funzione delle proprie. 

Abbiamo lavorato insieme per iniziare a guardarsi l’un l’altro , e non solo metaforicamente. Ho proposto a Michele e ad Antonella di smettere di parlarmi l’uno dell’altro e di girare le sedie in modo da porsi uno di fronte all’altro e di iniziare a guardarsi  . Guardarsi sembra una cosa così scontata , ma non lo è . Guardarsi negli occhi lasciando emergere le proprie emozioni, vedere l’altro per quello che è , e non per come vorremmo che fosse. Ricominciare ad apprezzare la diversità dell’altro, come portatore di risorse complementari all’interno della coppia. Sono emerse tante emozioni, tante piccole e grandi ferite, che non  permettevano alla coppia di andare avanti e la tenevano ancorata ad un presente senza progettualità.

Piano, piano è emersa una nuova accettazione e dal guardarsi siamo passati all’ascoltarsi, in modo da esprimere quello che non andava senza ferire l ‘altro : sono emersi i bisogni reali. Talvolta dietro una richiesta banale  c’è molto di più: per esempio nella richiesta di Antonella di aiuto nelle faccende domestiche  c’era il bisogno di essere vista nella fatica che  faceva per far funzionare il rapporto e la convivenza.  Così abbiamo continuato a lavorare insieme e il conflitto feroce è diventato dialogo,  il blocco si è piano piano trasformato in un fluire verso nuovi obbiettivi comuni.

Dott.ssa Samanta Martellacci

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